
In sostanza, se si tiene come base 100 lo standard italiano di morti tumorali, Bergamo fa registrare un eccesso di mortalità per tutti i tipi di tumori del 9% per quanto riguarda i maschi e del 6% per le donne. E secondo la statistica, prima di Bergamo c’è solo Lodi. Un quadro che merita una riflessione, e proprio da giovedì prenderà il via il Congresso nazionale dei Primari oncologici medici ospedalieri, al Centro Congressi Giovanni XXIII.
Il titolo è «Verso un nuovo umanesimo»: perché se si parla di tumori non si parla solo di diagnostica, prevenzione, screening e terapie, ma anche di aspettative e qualità di vita. «E al centro deve esserci sempre di più il paziente. Ed ecco che il convegno vuole mettere in risalto proprio questo: nelle strutture ospedaliere dove oggi si curano i pazienti ammalati di tumore in modo eccellente, deve essere proprio la persona al centro del pensiero e dell’azione dei medici oncologici – sottolinea Giuseppe Nastasi, primario di Oncologia ad Alzano –. E questo significa anche e soprattutto solidarietà: attenzione a tutto quello che riguarda il paziente, dalla terapia adattata sulle sue esigenze, alla sua vita fatta di lavoro, famiglia, relazioni».
Tornando a Bergamo, l’Asl fornisce gli andamenti della mortalità per tipo di tumore. Per il polmone rispetto a tutta Italia qui c’è un eccesso del 7% nei maschi. Per il fegato si registrano picchi a due cifre: +48% per i maschi e +38% per le donne (per gli uomini Bergamo è la provincia a più alta mortalità del fegato in Italia), e si registra un eccesso di mortalità anche per lo stomaco (27% maschi, 25% donne) e del pancreas (21% tra i maschi, 24% tra le donne).
Il Servizio epidemiologico Asl, spiega il direttore Giuseppe Sampietro, aggiunge che i dati di incidenza (nuovi casi di patologia), del Registro Tumori confermano sostanzialmente, anche per i periodi più recenti, i dati di mortalità. «A fronte di queste cifre diventa essenziale non solo la prevenzione, intesa come revisione dei propri stili di vita, e l’incentivazione degli screening ma anche quella che noi chiamiamo selezione dei pazienti – evidenzia Giordano Beretta, direttore del servizio di Oncologia medica del Fatebenefratelli di Brescia –. Ovvero saper disegnare terapie e cure a misura di ogni paziente. Perché i farmaci di nuova generazione siano utilizzati nel modo migliore. E in quest’epoca diventa fondamentale la sinergia tra medici, anatomopatologici, biologi molecolari».
Anche perché curare bene, arrivare a risultati di buone aspettative di vita significa anche affrontare spese e saper gestire risorse che in prospettiva, saranno sempre più insufficienti ai fabbisogni: le cifre Asl di Bergamo parlano da sole, ricorda il direttore sanitario Giuseppe Imbalzano, ovvero quasi 30 mila pazienti oncologici assistiti e una spesa per ricoveri, terapie e farmaci (escluse residenze per anziani e assistenze domiciliari), di 141 milioni di euro solo per il 2007.
«La sostenibilità dev’essere un filo conduttore dell’agire complessivo dell’oncologia ospedaliera – sottolinea Sandro Barni, primario di Oncologia a Treviglio –. Se ci sono nuovi farmaci, costosi, che permettono ottimi risultati, la disponibilità finanziaria va usata al meglio, consentendo l’accesso per tutti i pazienti alla terapia migliore. Questo si può ottenere soltanto con percorsi diagnostico-terapeutici all’avanguardia».
E in questo il Dipartimento oncologico provinciale (che comprende le aziende ospedaliere di Treviglio, Seriate e Riuniti di Bergamo) può vantare successi di tutto rispetto. «C’è l’eccellenza anche nelle strutture ospedaliere. Ed è sempre più importante che la gente comprenda che qui si fa ricerca di estrema importanza – evidenza Roberto Labianca, direttore del Dipartimento di Oncologia dei Riuniti –. E a breve nascerà la Fondazione Ospedale Maggiore: farà da catalizzatore sui filoni di ricerca già in corso e da stimolo a progetti in campi non esplorati».
fonte: www.ecodibergamo.it
Nessun commento:
Posta un commento